sabato 22 novembre 2014

Partnership Pubblico-Privato-NonProfit per dare continuità ai progetti finanziati (e costruire il secondo welfare) | Post per #PPPNP



Rilancio qui sotto un mio vecchio post su come costruire la continuità dei progetti finanziati, solo un poco aggiornato per #PPPNP.

#PPPNP "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit” è un ciclo di quattro giornate formative (info per iscrizioni: Carmela Gualtieri, c.gualtieri@provincia.milano.it - 02 7740 6925) organizzato dalla Provincia di Milano, con il supporto di Pares.

Con Graziano Maino e Anna Omodei lavoreremo con il metodo descritto così su Mainograz e affronteremo, a partire dalle esperienze dei partecipanti e lavorando su casi, anche il tema della costruzione delle partnership per realizzare progetti e per dare continuità agli stessi.


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La continuità dei progetti finanziati

Tanto più in periodo di risorse (sempre più) scarse, diventa attuale il tema su come dare continuità ai progetti finanziati da risorse speciali, oltre il periodo di finanziamento. Faccio riferimento a iniziative in ambito sociale, ricreativo, culturale, ambientale.

Il tema è centrale, proprio ora che le organizzazioni (alcune?) stanno (faticosamente?) ideando / costruendo / sperimentando / realizzando iniziative e servizi verso il secondo welfare (welfare di comunità, welfare delle relazioni).

In tempi ormai non più troppo recenti, la continuità di un progetto innovativo o di un servizio sperimentale, avviato grazie a un bando per progetti innovativi o servizi sperimentali (...), trovava spesso risorse per la continuità a valere su un ulteriore bando, anch'esso orientato a favorire innovazione o sperimentazione: bastava cambiare nome al progetto o al servizio, dargli un taglio "nuovo" (innovativo o sperimentale) e il gioco era fatto. In alcuni casi - accadeva anche questo -  si abbandonava il progetto (il servizio) e se ne inventava un altro (naturalmente innovativo o sperimentale) più adeguato a rispondere ai criteri del nuovo bando.

Oggi, quali ingredienti possono contribuire a dare continuità a una iniziativa finanziata? Come possiamo favorire il fatto che, terminate le risorse straordinarie messe a disposizione da un bando, progetti e servizi continuino a vivere? Come - insomma - possiamo iniziare a costruire per davvero il secondo welfare?

A partire da esperienze professionali e non, da casi di successo e di insuccesso, ecco il mio personalissimo elenco di:

Ingredienti per favorire la continuità dei progetti finanziati.

a) Gli ingredienti di base
* Primo ingrediente: il tempo. Il periodo "coperto da finanziamento" non dovrebbe essere troppo breve. Se vogliamo creare le condizioni per l'autonomia di un progetto, se vogliamo costruire le premesse della sua continuità, dobbiamo prevedere un tempo adeguato per l'avvio, lo sviluppo, la manutenzione. Non si costruiscono iniziative capaci di auto-sostenersi senza garantire periodi di start-up e di accompagnamento di almeno tre anni (due, solo nel caso di progetti più semplici).
* Secondo ingrediente: le risorse di processo. Il periodo "coperto da finanziamento" dovrebbe prevedere attività finalizzate alla costruzione delle condizioni minime per la continuità del progetto. Risorse diverse da quelle propriamente indirizzate all'oggetto del progetto: potremmo definirle risorse di processo. Non si costruisce continuità senza l'impegno di persone che lavorino per la creazione di requisiti di continuità.
Gli ingredienti tempo e risorse, naturalmente, dipendono molto dai vincoli imposti dal bando e dalle scelte dei finanziatori: non è sempre una scelta facile quella di puntare su pochi progetti "importanti", rinunciando a finanziare "a pioggia" piccole ed estemporanee ma numerose iniziative.
In ogni caso, i primi due ingredienti - il tempo e le risorse di processo - costituiscono l'"impasto base" a cui aggiungere gli altri ingredienti.

b) Gli altri ingredienti
* Terzo ingrediente: rispondere a bisogni reali dei potenziali beneficiari. Il progetto dovrebbe sempre rispondere a bisogni conclamati, espressi dalla comunità locale. L'ideazione di una iniziativa non può esaurirsi in un lavoro di progettazione a tavolino, ma deve prevedere un approccio partecipativo, ovvero il coinvolgimento attivo dei beneficiari potenziali. Non penso debbano essere i beneficiare a decidere da soli di cosa hanno bisogno; ma penso non debbano deciderlo da soli neppure i progettisti. Non si creano condizioni per la continuità con iniziative costruite in laboratorio e calate dall'alto.
* Quarto ingrediente: ancorare il progetto a politiche pubbliche (la governance pubblica è necessaria). E' importante che le iniziative sperimentali si innestino nelle politiche pubbliche, che gli enti locali siano partner dei progetti e che lo siano con un elevato grado di consapevolezza, di ingaggio, di compartecipazione. (Precisazione: non intendo dire che la continuità dei progetti deve essere garantita da risorse finanziarie pubbliche; più semplicemente ritengo che abbiano maggiori probabilità di continuità le iniziative coerentemente collegate alle politiche pubbliche locali del settore di riferimento; si può fare a meno delle risorse pubbliche, non si può fare a meno della governance pubblica).
* Quinto ingrediente: puntare sulla costruzione di gruppi di auto-aiuto e mutuo-aiuto. La partecipazione al progetto di gruppi formali e informali di cittadini, organizzati su base volontaria e in una logica di convenienze reciproche, è spesso decisiva per garantire continuità ai progetti. Occorre dunque investire sul coinvolgimento dei gruppi informali e dell'associazionismo meno professionalizzato.
* Sesto ingrediente: comunicare quello che si fa in modo aperto e trasparente. Una comunicazione puntuale, capillare, capace di raggiungere pubblici diversi con diversi strumenti  è doverosa e necessaria per costruire condizioni minime di continuità. La comunicazione non è altra cosa dal progetto, ma parte integrante del progettoComunicar e organizzar: la comunicazione come metodo di lavoro. La comunicazione non (solo) come vetrina ma come strumento di pianificazione, di verifica del rispetto dei tempi, di monitoraggio, di rendicontazione (render conto agli altri di quello si fa), di trasparente messa in mostra del proprio lavoro.
* Settimo ingrediente: non cominciare sempre da zero e creare sinergie. Il fatto che si stia lavorando allo sviluppo di progetti innovativi e sperimentali non è una buona ragione per cominciare sempre da zero, ignorando quanto è già stato fatto o si sta facendo, in un determinato contesto, sul tema oggetto di intervento o su temi complementari. Può essere innovativo e sperimentale anche il tentativo di valorizzare in modo intelligente l'esistente, o quello di connettere e sviluppare piccole iniziative già in atto per consolidarle.

venerdì 21 novembre 2014

Appunti sulla scheda progetto (post per #PPPNP "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit”)

#PPPNP "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit” è un ciclo di quattro giornate formative (la prima il 5 dicembre 2014, ancora qualche posto disponibile) organizzato dalla Provincia di Milano con il supporto di Pares, a cui sto lavorando con Graziano Maino e Anna Omodei.

Riguardo all'impostazione metodologica generale e ai riferimenti che terremo presenti nella preparazione e nella conduzione delle quattro giornate, rimando a  questo post di Graziano Maino, che va letto.

Qui sotto, alcuni appunti di lavoro su uno strumento di cui parleremo (e che useremo) nel laboratorio: la scheda progetto.

Ancora più sotto, le informazioni per iscriversi a #PPPNP.


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Appunti sulla scheda progetto

Un'idea, un concetto, un'idea 
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione 
se potessi mangiare un'idea 
avrei fatto la mia rivoluzione.
Giorgio Gaber, Un'idea, Dialogo tra un impegnato e un non so, 1972

Mettere a punto e realizzare un progetto (sociale, culturale, ambientale... di sviluppo locale) di successo è fare una (piccola) rivoluzione? Sicuramente sì, stando a una delle definizioni che di "rivoluzione" dà treccani.it: "mutamento, trasformazione, innovazione radicale".
Cosa deve produrre un progetto se non un mutamento, una trasformazione, un'innovazione radicale, che permetta di rispondere con efficacia ed efficienza a un problema, a un bisogno?

E comunque: all'inizio c'è l'idea, il "concetto", l'"astrazione", l'intuizione, anche, l'emozione, certamente.

Come nasce un'idea?
L'idea può essere insita nella mission di una organizzazione: nasce a partire dalle finalità per cui un'organizzazione esiste e dalle attività che l'organizzazione svolge.
L'idea può derivare da un bisogno espresso dal contesto in cui opera un'organizzazione.
L'idea può essere l'intuizione che consente di costruire una proposta adeguata a rispondere a un bando (un avviso, una call for proposals).
Certamente: un'idea di progetto spesso nasce da una miscela di queste tre motivazioni.

Come passare dall'idea (dall'astrazione) al progetto?
Un strumento molto utile (necessario) è la scheda progetto, ovvero una scheda sintetica, che descrive gli elementi fondamentali caratterizzanti l'idea di partenza (che nella scheda progetto viene appunto esplicitata e declinata).

La scheda progetto: non più solo l'idea, non ancora il progetto.

La scheda progetto serve:
- a chiarire a se stessi la propria idea; a visualizzarla; a coglierne le eventuali contraddizioni, a definirla, a rielaborarla, a renderla meno astratta;
- a presentare e condividere gli elementi fondamentali del progetto con il proprio gruppo di lavoro (una scheda progetto può essere scritta a più mani, magari usando strumenti come Google Drive, che facilita la scrittura collettiva, anche simultanea);
- a presentare e condividere gli elementi fondamentali del progetto con i (possibili) partner, che a loro volta potranno rielaborare la scheda, dando vita a un processo di progettazione circolare (la scheda progetto si scrive e si ri-scrive, si taglia, si cuce, si adatta, si sviluppa...) e aperto;
- a presentare e condividere l'idea con gli stakeholder e i (potenziali) beneficiari, per raccogliere suggerimenti utili, indicazioni di lavoro, nella logica della progettazione partecipata;
- a presentare l'idea a possibili finanziatori.


Un esempio di scheda progetto.

Ognuno dei campi della scheda non dovrebbe essere più lungo di 1.500-2000 caratteri.
L'esposizione deve essere chiara, precisa, coerente: le diverse sezioni devono "richiamarsi" vicendevolmente. È consigliabile fare uso di una prosa scarna ed essenziale.

1. Organizzazione proponente
Descrivere vision, mission e attività dell'organizzazione. Chi siamo?

2. Motivazione del progetto
Descrivere il problema, il bisogno (i bisogni) a cui si intende fare fronte, con riferimento al contesto di riferimento. A che bisogno intendiamo far fronte? Dove?

3. Obiettivo
Descrivere l'obiettivo (gli obiettivi) di cambiamento rispetto al bisogno sopra descritto. Dopo la conclusione del progetto, se avremo ben lavorato, come cambierà  - con riferimento al problema e al contesto individuati - la situazione rispetto a prima?

4. Destinatari
Indicare i beneficiari del progetto, ovvero i cittadini che esprimono il bisogno e/o sono coinvolti nel problema. A chi il nostro progetto procurerà un beneficio?

5. Attività
Descrivere l'attività (le attività) che il progetto intende sviluppare per far fronte al bisogno individuato e raggiungere l'obiettivo indicato. Concretamente, che intendiamo fare?

5. Prodotti
Descriverne, se previsto, l'output (gli output) dell'attività sopra descritta. Intendiamo realizzare un prodotto concreto (e tangibile) come esito della nostra attività?

6. Risultato atteso
Indicare il concreto risultato atteso (i concreti risultati attesi) e quantificare i miglioramenti previsti con riferimento al bisogno espresso e all'obiettivo di cambiamento descritto. Numeri, numeri, numeri.

7. Tempi
Indicare la durata del progetto, ipotizzando la data di inizio e la data di fine. Da quando a quando il progetto sarà operativo?

8. Budget
Indicare il budget di massima del progetto, senza entrare nel dettaglio, semplicemente ipotizzando una "taglia" minima e una massima. Quanto pensiamo possa costare il progetto? 

9. Possibili partner
Indicare i possibili partner del progetto: le organizzazioni che si ritiene utili coinvolgere per raggiungere con maggior efficienze ed efficacia gli obiettivi indicati e per conseguire i risultati attesi. Con chi intendiamo collaborare nella realizzazione concreta del progetto?

10. Contatti
Indicare l'organizzazione che ha messo a punto la scheda, il nome della persona che sta coordinando la progettazione, la sua email e il suo recapito telefonico. 


Bibliografia minima di questo post
Elena M. Plebani, Alessio Lorenzi, L'ABC di un progetto, Centro Servizi per il Volontariato di Padova, 2004.
Elena M. Plebani, Alessio Lorenzi, Ideare e gestire progetti nel sociale, Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Trento, 2009.


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Iscriversi a #PPPNP, "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit”
Il laboratorio formativo:
- è rivolto a chi dirige, coordina, opera in organizzazioni private, nonprofit, in servizi alla persona, sociali, socioeducativi, sociosanitari.
- si svolgerà negli spazi della Provincia di Milano in viale Piceno 60 a Milano;
- costa 30 euro a partecipante (crediti ECM e FCO.AS richiesti).
Le iscrizioni sono aperte fino al 30 novembre 2014.
Info: Carmela Gualtieri, c.gualtieri@provincia.milano.it - 02 7740 6925.

domenica 9 novembre 2014

#10anni di sviluppo locale con AGENS

Ieri a Piacenza, bella giornata di ascolto, confronto, conoscenza con i soci e gli amici di AGENS, l'Associazione degli agenti di sviluppo locale che ha compiuto dieci anni.
Il live twitting della giornata è qui (e riprodotto sotto).

Agens è su Facebook e su Twitter.
E, cosa non da poco :-), ha la responsabilità del payoff di cowblog.
Abbiamo pranzato (molto bene), qui.




  1. di . , concept tour guide: fare turismo è raccontare la verità e divertirsi facendolo.
  2. ha fatto pure l'assessore a Vergato. Parola chiave per costruire comunità fatte di persone
  3. Ora si parla di promozione territoriale, turistica, culturale ai di . Parla , concept tour guide.
  4. di : servono , e (se ne parla meno) (piccolo non è bello).
  5. di di Confindustria Piacenza: per favorire sviluppo, prima di ogni altra cosa:
  6. di : nel nord Italia sistema servizi imprese è debole rispetto ad altre realtà geografiche comparabili
  7. di : globalizzazione è vista come minaccia nei paesi sviluppati e come opportunità nei paesi emergenti
  8. di dice che mkt territoriale è promozione territorio come destinazione risorse economiche strategiche


  1. e la sua attività di promozione della Sardegna: e non solo:
  2. racconta l'attività di sulla formazione e la certificazione delle competenze.
  3. : Conta più presenza sui media o vera ricaduta sul territorio? Spesso per assessori il passaggio in tv.
  4. racconta suo lavoro a progetto e delle sue altre collaborazioni
  5. racconta la sua esperienza in Provincia di Milano.
  6. racconta limiti progetti finanziati da programmi europei: vincoli, no continuità, no programmazione
  7. di : l'importanza di mettere in rete, far conoscere, coordinare.
  8. : : umiltà, pazienza, fiducia, creatività; saper scovare buono bello vero
  9. racconta i suoi tanti progetti per il turismo (qui il suo profilo: )
  10. : a prospettiva è quella della cooperativa di comunità
  11. : a comitato di 100cittadini lavorano con a un PIRT per riqualificazione
  12. racconta esperienza , agenzia per lo sviluppo sostenibile e cooperativa sociale tipo b
  13. A Piacenza, via ai lavori seminario . Appena conosciuto Giovanni di che conosce . Mondo piccolo.