lunedì 7 dicembre 2020

Collaborare, cinque ingredienti per le organizzazioni


Le organizzazioni sono chiamate a collaborare (a lavorare con) ovvero - secondo treccani.it - a “partecipare attivamente insieme con altri a un lavoro per lo più intellettuale, o alla realizzazione di un’impresa, di un’iniziativa, a una produzione”.

Si collabora per mettere a punto e gestire programmi di sviluppo locale, si collabora per rigenerare e riempire di contenuti spazi sociali, culturali, educativi, si collabora per coinvolgere le persone, si collabora per delineare interventi cross-settoriali sia sotto il profilo tematico sia sotto il profilo degli attori coinvolti.
In questo breve post metto a fuoco cinque parole chiave, cinque ingredienti utili per dare vita a collaborazioni produttive. Le parole sono: dialogo, progetto, processo, apertura, infrastrutture.

Dialogo
Il primo ingrediente, quasi una precondizione, per costruire collaborazioni fruttuose è il dialogo. Dal momento che per lavorare insieme occorre riconoscersi come intelocutori, è importante abilitare i diversi attori al confronto e alla conversazione, organizzando occasioni concrete di incontro.
> Come si costruiscono occasioni di dialogo?
  • invitandosi reciprocamente;
  • favorendo il più possibile tutti gli interlocutori a partecipare;
  • curando gli spazi e la loro disposizione;
  • mettendosi in ascolto;
  • creando occasioni di dialogo plurisettoriale, interistituzionale, cooperativo, di dialogo integrato tra settori tematici, tra livelli, tra organizzazioni.
Occorre utilizzare l’approccio che in urbanistica partecipata e ormai anche nei servizi sociali prevede di “andare a consultare le persone piuttosto che aspettare che esse vengano da noi”.

Progetto
Un secondo ingrediente decisivo sul quale impostare una collaborazione è un progetto da realizzare insieme, uno scopo concreto di azione collettiva. Per lavorare con altri occorre dotarsi di un oggetto di lavoro.
> Perché è importante che le persone e le organizzazioni collaborino intorno a un oggetto concreto di lavoro, ovvero a un progetto?
  • perché l’azione del progettare prevede certamente la focalizzazione di problemi ma anche e soprattutto la ricerca di soluzioni comuni, che nascono dal confronto creativo;
  • perché lavorare insieme a un progetto aiuta a rendersi conto dei nodi da sciogliere e delle risorse disponbili;
  • perché il progetto non è solo ideazione ma è anche azione, ovvero spazio concreto dell’attività collaborativa, luogo entro il quale si misuarano i progressivi, i concreti passi avanti.
Nello svolgersi del progetto è utile creare gruppi di lavoro interorganizzativi, costituiti da partecipanti dotati di competenze complementari, che rispondono al progetto comune più che alla loro organizzazione di appartenenza.

Processo
Il terzo ingrediante su cui basare una collaborazione virtuosa è il processo. Lavorare con altri non è semplice: occorrono allenamento, affiatamento, costruzione di fiducia reciproca. Occorre accompagnare e curare il processo di collaborazione. 
> Con quali accorgimenti un processo di collaborazione può essere facilitato?
  • condividendo un programma e un calendario;
  • alternando le sedi di incontro e invitandosi reciprocamente;
  • alternando momenti di lavoro in sotto-gruppi tematici a momenti di condivisione in plenaria;
  • dando la possibilità di partecipare a distanza;
  • comunicando e promuovendo le tappe del programma prima, durante e dopo;
  • documentando progressivamente il processo e rendendo disponibili canovacci in progess.
Occorre allestire processi aperti e inclusivi, ma nello stesso tempo ben strutturati, guidati, cadenzati, non dispersivi, finalizzati.

Apertura
Il quarto ingrediente per sviluppare collaborazioni non autoreferenziali è l’apertura ad altri settori, ad altri territori, ad altri mondi. Aprirsi consente di conoscere esperienze positive di altri e di far conoscere le proprie.
> Come aprirsi al confronto con altre esperienze?
  • partecipando attivamente a eventi regionali e nazionali tematici, e organizzarne;
  • documentando la propria azione e pubblicandola su riviste e siti di settore per portarla al confronto sovralocale;
  • promuovendo comunità di pratica e partecipando a comunità esistenti;
  • organizzando e partecipando a momenti formativi.
Confrontarsi con gli altri rappresenta una grande opportunità per costruire il proprio racconto di se stessi.

Infrastrutture
Un quinto ingrediente per collaborare con profitto è usare le infrastrutture sociali, culturali, ambientali e digitali come luoghi di incontro e di lavoro. Darsi appuntamento fuori dalle sedi convenzionali e utilizzare gli ambienti nei quali le persone svolgono attività, apprendono, lavorano, giocano, passano il loro tempo libero è un buon modo per dare concretezza ai nostri progetti collaborativi.
> Perchè collaborare usando luoghi non convenzionali, dunque?
  • per far incontrare e dialogare mondi e interessi diversi;
  • perché gli incontri collaborativi possono diventare occasione per esplorare il territorio e valorizzare i suoi spazi;
  • perché i luoghi si animano di presenze insolite;
  • per il gusto di ospitare e di farsi ospitare;
  • per mettersi in dialogo con nuove realtà;
  • per aprire al coinvolgimento.
Le infrastrutture di comunità, se usate bene, se condivise, se aperte a diversi usi, possono diventare uno strumento potente per attivare e rafforzare nuove e consolidate collaborazioni.