martedì 23 dicembre 2014

Buone Feste da caublog

Le nove patologie della programmazione dei progetti secondo J.P. Boutinet - 2/2 (post per #PPPNP)

In Psychologie des conduites à projet (PUF, 2014) Jean-Pierre Boutinet dedica un capitolo alle nove patologie della programmazione dei progetti.

Riassumo il capitolo di Boutinet, in due post:
a questo link, il primo; di seguito, il secondo.

Le nove patologie della programmazione dei progetti (post 2/2)

V. Il culto dell'autosoddisfazione
Un'altra patologia possibile indicata da Boutinet fa riferimento al narcisismo che può colpire chi opera nel progetto. Una deriva che rischia di verificarsi ogni volta che si consegue un buon risultato, del quale l'autore del progetto tende ad assumersi un po' troppo in fretta la paternità.
Tra narcisismo e conseguimento dell'ideale intrinseco del progetto, c'è un legame che può portare a un confinamento sul progetto stesso, che diventa oggetto autoreferenziale del suo autore.
Ogni volta che l'ideale che muove il progetto riesce a smarcarsi dai rischi di narcisismo, il progetto potrà mantenere un senso ed evitare l'autosoddisfazione. 

VI. Il progetto come esca
Può accadere che il progetto sia usato come esca: lo scopo del progetto lascia intravedere audaci e ambiziose prospettive, ma solo una parte infima di queste verrà realizzata o addirittura nessuna (il progetto resta sulla carta). Il progetto, nella sua descrizione, esprime l'immaginario del suo autore e trova la sua giustificazione in se stesso: non diventerà mai un "oggetto" compiuto.

VII. Il plagio o la copia conforme
Molti progetti non sono che copie conformi a modelli esistenti: innovano su alcuni dettagli, ma sostanzialmente fluiscono nelle idee dominanti e nei condizionamenti culturali generali.
Questo accade quando si crea un disequilibrio tra l'introdotto e l'indotto: a partire da una troppo frettolosa analisi del contesto, l'autore del progetto minimizza gli elementi di originalità che il progetto inserisce nell'ambito di intervento,valorizzando scarsamente l'indotto che emerge dal contesto stesso. Al contrario, l'autore introduce massicciamente nel progetto degli elementi estranei, presi in prestito da altre situazioni. Il costruito che risulterà da una squilibrata interazione tra indotto e introdotto risulterà artificiale, slegato dall'ambiente di riferimento e di intervento.

VIII. L'attivismo ipomaniacale
L'attivismo ipomaniacale trasforma un individuo in un attore alla ricerca continua di nuovi progetti, che sostituiscano quelli attuali appena avviati. Si tratta di un attore che, dice Boutinet, "vive in un effimero perpetuo" (punta sul nuovo continuamente) e che "genera intorno a se stesso una sorta di obsolescenza generalizzata" (i progetti diventano subito vecchi). L'attivismo ipomaniacale è anche sostenuto dalla cultura tecnologica dell'innovazione in cui siamo immersi e può coinvolgere molti individui, che si lanciano in una moltitudine di imprese senza concluderne alcuna.

IX. Il progetto alibi
Capita che il progetto offra l'illusione della trasparenza o di un approccio partecipativo per meglio dissimulare la conservazione di rapporti di potere consolidati. In questo caso la realizzazione effettiva del progetto è secondaria rispetto a quanto annunciato in fase di ideazione e il progetto stesso diventa un alibi per conservare l'esistente invece di modificarlo.

Secondo Boutinet, queste patologie non riguardano solo gli autori del progetto, ma influenzano l'intera nostra cultura contemporanea: in essa il progetto è costitutivo di gran parte delle attività e proprio per questo può diventare conservativo e autoreferenziale invece che rappresentare un motore di cambiamento.

E i nostri progetti? Quali di queste patologie li riguardano, almeno in parte?

lunedì 15 dicembre 2014

Le nove patologie della programmazione dei progetti secondo J.P. Boutinet - 1/2 (post per #PPPNP)

In Psychologie des conduites à projet (PUF, 2014) Jean-Pierre Boutinet [qui e qui due post di Anna Omodei e Graziano Maino sulla sua voce "progetto" nel dizionario di Psicosociologia (J. Barus-Michel, E. Enriquez e A. Lévy, Cortina 2005)] dedica un capitolo alle nove patologie della programmazione dei progetti.

Riassumo il capitolo di Boutinet, in due post:
di seguito, il primo; di prossima pubblicazione, il secondo.

Le nove patologie della programmazione dei progetti (post 1/2).


I. Il progetto diviso o la negazione del progetto
La riscoperta del progetto (del lavorare per progetti), negli ultimi vent'anni, ha messo in discussione la divisione rigida del lavoro tra fase di ideazione e fase di realizzazione: nel processo progettuale, spesso, l'attore elabora e nello stesso tempo mette in opera; o - comunque - il livello dell'ideazione è prossimo al livello della realizzazione.
Questa innovazione è (stata) spesso tradita: molti progetti conservano la divisione tecnica e sociale del lavoro tra coloro che "pensano" e coloro che "eseguono", generando grande spreco di energie e una sottomissione  di coloro che realizzano nei confronti di coloro che progettano.
Un progetto così diviso - sostiene Boutinet - rappresenta la negazione del progetto.

II. L'ingiunzione paradossale e i rischi di disillusione
Accade che attori individuali o collettivi siano spinti a lanciarsi in un progetto dalle istituzioni che li governano. L'obbligo del progetto crea una ingiunzione paradossale, un doppio messaggio contraddittorio.
La prima ingiunzione suona più o meno così: "vi impongo di creare". Ovvero, si trasforma la libertà di poter innovare (grazie al progetto) nel dovere di innovare. (Ad esempio, l'alunno deve avere un "progetto personale", l'organizzazione un progetto di sviluppo o di impresa).
La seconda ingiunzione paradossale si può esplicitare così: "i tempi sono duri e non abbiamo più soluzioni da proporvi: vi chiediamo di costruirvi un progetto per il futuro". Il progetto diventa l'ultima spiaggia, la strada obbligata per superare le difficoltà. (Per esempio, il progetto di riconversione professionale; o il progetto d'inserimento lavorativo).
Due ingiunzioni che portano molti alla disillusione, dopo un'altra sconfitta.

III. Il tecnicismo delle procedure
Ciò che caratterizza l'andatura del progetto è il suo carattere fluttuante, la sua gestione incerta, la continua presa d'atto della complessità. Proprio tentando di ricondurre l'incertezza alla pianificazione, si può arrivare all'utilitarismo delle procedure, all'ossessione tecnicista, che soffoca l'ispirazione iniziatrice.

IV. Il totalitarismo della concezione pianificatrice
Quando l'ideazione diventa dominante sulla realizzazione (e non ammette scarto né improvvisazione), si privilegia un modello rigido, che può condurre a un progetto totalitario: una troppo grande rigidità nella relazione tra quanto è stato progettato e quanto deve essere realizzato può avere ricadute molto negative.
E invece l'umanità di un progetto risiede nella consapevolezza che il lavoro di realizzazione porta con sé i propri limiti: occorre fare i conti con molti imprevisti e occorre improvvisare e scostarsi da quanto programmato per superarli.

(Continua)

domenica 14 dicembre 2014

Costruendo una partnership: glossario dei soggetti coinvolti (#PPPNP)

#PPPNP "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit” è un ciclo di quattro giornate formative organizzato dalla Provincia di Milano, con il supporto di Pares.Con Graziano Maino e Anna Omodei stiamo ultimando i preparativi per la seconda giornata di lavoro (11 dicembre), incentrata sulla costruzione di capitale sociale (temi: stakeholder, relazioni, reti, network, alleanze...).Anna Omodei ha scritto qui un post (da leggere!) sulle ragioni per le quali una partnership può anche non funzionare. Graziano Maino ha pubblicato qui un post sui "possibili significati di Partnership Pubblico-Privato per…".Di seguito propongo un glossario dei soggetti coinvolti quando si costruisce un progetto in partnership.

***

Attori locali
Organizzazioni istituzionali o non istituzionali che partecipano insieme al processo di sviluppo del benessere locale: enti locali, organizzazioni pubbliche, organizzazioni non profit, organizzazioni profit, comitati di cittadini.

Beneficiari (destinatari) finali
Le persone alle quali si rivolgono le attività previste dal progetto e che ne beneficiano. Sono il target group del progetto.
(Il termine beneficiari è talvolta utilizzato per indicare le organizzazioni che ricevono il contributo dai finanziatori).

Beneficiari (destinatari) indiretti
Le persone, i gruppi, le organizzazioni che pur non essendo destinatari diretti di attività del progetto  beneficiano indirettamente dei risultati, per tramite dei beneficiari finali.

Capofila
Organizzazione, pubblica o privata o non profit che:
- assume il coordinamento del progetto e la sua gestione finanziaria;
- esercita un’attività rilevante, qualificante, necessaria per lo sviluppo del progetto.
Nel caso di progetto finanziato tramite bando:
- il capofila è interlocutore privilegiato (unico) dell’ente finanziatore;
- è l’organizzazione legalmente e finanziariamente responsabile del progetto nei confronti dell’ente finanziatore;

- spesso deve impegnarsi a contribuire al progetto con una quota di cofinanziamento proprio.

Finanziatore
Organizzazione che finanzia il progetto o una quota di esso.

Fornitore
Organizzazione che fornisce servizi e prodotti a uno o più partner di progetto in cambio di un corrispettivo economico.

Partner
Organizzazione, pubblica o privata o non profit, che collabora attivamente alla realizzazione di un progetto condotto in partenariato.
Con gli altri partner, condivide obiettivi, responsabilità in relazione ai risultati, impegni reciproci.
Nell'ambito del progetto, il partner sviluppa attività gestendo risorse (budget) e mettendo a disposizione competenze (persone) e strutture.
Nel caso di progetto finanziato tramite bando, il partner deve risultare ammissibile, deve impegnarsi a gestire una quota del contributo concesso, spesso deve impegnarsi a contribuire al progetto con una quota di cofinanziamento proprio.

Partner di rete
Organizzazione, pubblica o privata o non profit, che collabora alla realizzazione del progetto senza gestire risorse economiche (senza gestire una quota del budget di progetto).

Sostenitore
Organizzazione che, pur non operando all'interno del progetto né finanziandolo, influenza la buona riuscita dello stesso, per esempio avvallandolo pubblicamente.

Stakeholder
Persone o organizzazioni che possono - direttamente o indirettamente / positivamente o negativamente -influenzare o essere influenzati da un progetto.
Sono stakeholder: gli attori locali, i beneficiari, i partner, i finanziatori, i fornitori, i sostenitori… tutta la collettività del contesto territoriale di riferimento del progetto.

Bibliografia
Elena M. Plebani, Alessio Lorenzi, L'ABC di un progetto, Centro Servizi per il Volontariato di Padova, 2004.
Elena M. Plebani, Alessio Lorenzi, Ideare e gestire progetti nel sociale, Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Trento, 2009.
Commissione Europea, Project Cycle Management: Manual, 2001.

mercoledì 3 dicembre 2014

Fare progetti: un lavoro per sarti-artigiani (post per #PPPNP)

Il buon lavoro fatto con arte, sapienza e intelligenza è importante per vivere bene e per questo l'uomo artigiano è un modello cui ispirarsi.
Richard Sennett, L'uomo artigiano, 2008.

Ho sempre pensato che costruire un progetto (e poi gestirlo, anche; e portarlo a termine, anche) sia un lavoro da bottega artigiana sartoriale.
Creatività e precisione; unicità; lavoro di squadra.
Specializzazione e versatilità.
Pensiero laterale.
Misurare; tagliare e cucire; fare e disfare; provare e correggere; adattare.
Visione d'insieme e cura del dettaglio.
Ordine e metodo ma in un contesto un po' caotico.
Gioia nel fare le cose bene.
Risultato.
Tempo.
Sogno che si realizza.

Poi Giulia Bertone mi ha ricordato questo (molto meglio di qualsiasi manuale):


Altri riferimenti cinematografici:
"Houston, abbiamo un problema" (si fa un progetto per affrontare un problema, per rispondere a un bisogno)
"La migliore cattiva idea che abbiamo" (un progetto nasce sempre da un'idea)
E il finale? (i progetti finiscono sempre come avevamo sperato?)

(Grazie al Manu e agli amici di WhatsApp).

martedì 2 dicembre 2014

Quadrato semiotico dei sistemi di welfare. Post per #PPPNP

Quadrato semiotico dei sistemi di welfare
Al laboratorio "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit” (sui social: #PPPNP), ciclo di quattro giornate formative organizzato dalla Provincia di Milano con il supporto di Parescon Graziano Maino e Anna Omodei sfioreremo naturalmente il tema del welfare.
Ispirandomi all'"approccio semiotico" di squadrati.com, ho tentato di costruire il quadrato semiotico dei quattro sistemi di welfare: welfare state, workfare, welfare mix, welfare community.
Come si posizionano i sistemi di welfare sugli assi "universalismo / attivazione" e "standardizzazione / articolazione delle risposte"?
Che ruolo gioca lo Stato nei quattro sistemi? Qual'è la sua funzione principale?
Quali parole chiave caratterizzano welfare state, workfare, welfare mix, welfare community?
Quando e come entrano in gioco i partenariati?
L'approccio del quadrato semiotico costringe a schematizzare, ingabbia, obbliga alla semplificazione. Aiuta anche a farsi domande e a mettere a fuoco questioni? A chiarirsi le idee?
Il welfare community (welfare delle relazioni o secondo welfare) è quello che stiamo iniziando a costruire con le sperimentazioni delle #PPPNP?
Il quadrato è solo un primo esperimento, molte altre parole e locuzioni possono arricchirlo, il risultato si può migliorare.
(Ogni contributo è utile).
Per approfondire: Fabio Folgheraiter, La cura delle reti. Nel welfare delle relazioni (oltre i Piani di zona), Erickson, 2006.

#PPPNP "Costruire Partnership Pubblico-Privato-NonProfit” è un ciclo di quattro giornate formative (info per iscrizioni: Carmela Gualtieri, c.gualtieri@provincia.milano.it - 02 7740 6925) organizzato dalla Provincia di Milano, con il supporto di Pares.
Con Graziano Maino e Anna Omodei lavoreremo con il metodo descritto così su Mainograz e affronteremo, a partire dalle esperienze dei partecipanti e lavorando su casi, anche il tema della costruzione delle partnership per realizzare progetti e per dare continuità agli stessi.